mercoledì 7 luglio 2021

#chiacchieresudime - 15 Luglio 1993

In questo momento provo una lieve ma sincera emozione all'idea di cimentarmi, ancora una volta, in un'attività come quella dello scrivere che mi ha sempre regalato gioia e soddisfazione. L'emozione è causata soprattutto dal mio desiderio di raccontare di ciò che per me è il bene più prezioso: la vita. 

Nel farlo mi anima un solo ed unico pretesto, da piccola scrivevo un po' per dovere scolastico un po' per piacere, ora invece, la mia intenzione è quella di incoraggiare chi legge, attraverso la mia storia. Mentre mi accingo ad iniziare, mi sembra di essere osservata da due occhi che leggono nei miei pensieri. Sono gli occhi di mia nonna, dal viso così gentile e buono, dal fugace sorriso di chi conosce talmente bene quello che sto per dire. La mia vita è la sua e la sua vita è anche la mia: siamo parti di un disegno già scritto che ci lega indissolubilmente l'una all'altra. 

Sono qui nella mia vecchia cameretta: una stanza non tanto grande con un letto matrimoniale, due comodini, un armadio a muro e una cassettiera. L'ambiente è illuminato da una finestra che dà sul cortile. Il PC è acceso ma io cammino avanti e indietro per far ordine nei miei pensieri. D'un tratto l'orologio mi riporta alla realtà, in fretta, come a suggerirmi di cominciare: sono le 18, l'ora in cui sono nata. Venni al mondo in un caldo pomeriggio di mezza estate. Quel giorno, il 15 luglio del '93, c'era un'afa tremenda e non se ne poteva più. Tutta la mia famiglia era in trepidante attesa: occhi fissi sul telefono, facevano qualcosa per ingannare il tempo. Nel frattempo, nella sala parto dell'ospedale di Vimercate, tutto procedeva secondo i piani e, contrazione dopo contrazione, mamma Marica diede alla luce una polpetta di 3200 grammi sotto lo sguardo scioccato, ma gioioso, di papà Gaetano che era prossimo allo svenimento. 

Prima figlia. Prima nipote. Neppure il tempo di nascere e già ribattezzata "la terrona di casa". Mi chiamarono Francesca e fu un puro caso: un nome che piaceva a entrambi, ignari del fatto che fossi nata il giorno dopo l'anniversario della rivoluzione francese. Tutta ciccia e pelo, nacqui in Brianza, nella terra dei prati rigogliosi e dei cieli azzurro limpido. 

Ancora inconsapevole di ciò che il destino aveva in serbo per me, aprii i miei occhi grandi e scuri al mondo: piansi per la prima volta, sommessamente e fu il pianto di una combattente pronta a vincere nell'ardua battaglia che si chiama vita. Umilmente ... mi piace pensarla così.

 


 


2 commenti:

  1. Grande Francesca, io ti stimo per la grande forza che hai e sinceramente sei un esempio grande di Donna. Ti voglio bene Elda

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  2. Bene Francesca, una bella descrizione dell'inizio della tua storia.. Mi piace questo racconto e attendo di leggere con grande interesse le prossime puntate.. 🤗

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